La ricreazione è finita. E senza Draghi i conti non tornano

La ricreazione è finita. E senza Draghi i conti non tornano

L’economia dell’Europa ha avuto, in febbraio, una impennata di crescita senza precedenti, da sei anni in qua, guidata da Francia e Germania, che ha portato Markit, il più autorevole istituto di previsione economica privato del nostro continente a stimare una crescita del Pil (prodotto lordo) europeo dello 0,6% nel primo trimestre del 2017.

Ciò corrisponde al 2,4% su base annua.

In Francia l’indice, in febbraio, è salito a 56,2  (50 vuol dire stabilità: ossia né crescita, né decrescita) contro il 54,1 di gennaio, con un balzo di 2,1 punti in un solo mese.

In Germania l’indice Markit del Pil, è arrivato a quota 56,1: a gennaio era a quota 54,8, sicché l’aumento di gennaio del Pil tedesco è stato di 1,3 punti.

Questi aumenti molto elevati dimostrano sia che la politica monetaria espansiva della Bce guidata da Draghi ha avuto un rilevante successo, che gli scettici non si aspettavano e sia che essa non potrà continuare a lungo. Ciò proprio perché essa ha generato un effetto «turbo» che, ove proseguisse a lungo, sarebbe dannoso, perché creerebbe una bolla finanziaria pericolosa e una inflazione superiore al livello del 2% che è quello considerato come il limite superiore della fascia della stabilità monetaria.

Dunque le previsioni di Markit da un lato danno un certo ottimismo anche a noi, in Italia, che siamo a rimorchio della dinamica economica europea, come vagone di coda; ma dall’altro lato ci avvertono che il tasso di interesse sta aumentando prima del previsto, con conseguenze negative per il finanziamento del nostro debito pubblico.

Anche se Draghi continuasse nella politica monetaria espansiva nei modi prestabiliti, per tutto il 2017, in ogni caso il tasso di interesse salirebbe di più del previsto, perché ci sarà un maggior volume di investimenti di mercato e un più alto rendimento dell’investimento azionario. Ciò renderà meno conveniente l’impiego del risparmio in debito pubblico; e lo spread sul debito pubblico italiano aumenterà, perché il risparmio sarà attratto da altri impieghi.

Una campana, dunque, manda squilli di letizia: il risparmio torna a rendere; conviene investire nelle imprese.

Ma un’altra campana suona rintocchi di ammonimento e di preallarme. Achtung: Draghi dovrà attenuare la politica espansiva prima del previsto; il finanziamento del nostro debito pubblico sarà più oneroso di quanto previsto sino a ieri.

La manovra correttiva del bilancio di 0,2 punti del 2017 diventa urgentissima. Quella ulteriore di 1,6 punti per i 2018 non può esser rinviata a dopo ottobre, dando priorità alle elezioni. Bisogna farla prima e bisogna evitare di aumentare le imposte, perché ciò genererebbe aumenti dei prezzi che si aggiungerebbero in modo eccessivo a quelli dovuti alla ripresa europea.

Lo spettacolo che sta dando il PD, di litigi per il potere e le ripicche personali non è quello che ci vuole. Dissentano pure, si dividano in due o più partiti o movimenti, ma si rendano conto che loro ci hanno portato a una situazione molto pericolosa e che spetta a loro attenuare i pericoli prendendo le misure necessarie.

La Commissione europea, non a caso, sta pressando il governo perché al più presto vari i miglioramenti il bilancio richiesti per quest’anno. L’avventurismo finanziario di marca renziana, fatto di proroghe e di priorità della politica politicante sull’economia ora è molto, ma molto pericoloso. E va messo in soffitta. [spacer height=”20px”]

Francesco Forte, Il Giornale 22 febbraio 2017

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