Articolo pubblicato su “L’Opinione” – 10 ottobre 2013

di Giuseppe Talarico

Nella prestigiosa sede della fondazione dedicata alla figura di Luigi Einaudi, lunedì scorso è avvenuta a Roma la presentazione di un libro importante di Eugenio Somaini, economista e politologo, intitolato “Il Liberalismo preso sul serio, libertà, proprietà, uguaglianza”, edito dalla casa editrice Rubettino. Il libro è stato presentato da autorevoli esponenti del mondo della cultura e della politica italiana. Valerio Zanone, politico di formazione liberale, si è chiesto, all’inizio del suo dotto intervento, per quale motivo il liberalismo nel nostro Paese non abbia vinto la sfida e non sia riuscito a conquistare il consenso della masse popolari. Zanone, che ha con molta intelligenza riletto la vicenda dei liberali e del liberalismo tenendo presente la storia italiana, ha sostenuto che questo fatto storico lo si può comprendere valutando con senso critico il ruolo esercitato dalla borghesia nel nostro Paese. La borghesia italiana, durante l’Ottocento, era animata da una fede profonda nella filosofia del progresso. Credeva, in base alla lezione filosofica del grande pensatore liberale John Locke, autore dei “Due Trattati sul Governo”, che vi fosse un legame inscindibile tra il lavoro e la proprietà. La stessa borghesia piemontese dell’età giolittiana, oltre a possedere la vocazione per una vita consacrata al lavoro e alla promozione di attività economiche in grado di favorire lo sviluppo della comunità, era animata da virtù fondamentali quali il senso morale, il civismo, l’attenzione per il bene comune, il rispetto delle regole su cui si fonda la convivenza umana. Lo stesso Benedetto Croce, ha ricordato Zanone, era convinto che lo sviluppo della società avrebbe inevitabilmente condotto la piccola borghesia e il ceto medio a superare i propri interessi particolari in favori di quelli generali. Purtroppo, secondo l’interpretazione che ha dato Zanone, con l’evoluzione della società e l’avvento della modernizzazione, la borghesia italiana, sia quella dei grandi imprenditori sia quella dei ceti medi, ha smarrito le sue antiche e ancestrali virtù etiche e morali. È mancata nella nostra storia unitaria, nel corso degli ultimi 150 anni, una borghesia che fosse capace di incarnare l’interesse generale. È chiaro, e questa conclusione il lettore la potrà trarre da solo dopo avere letto il libro di Somaini. Zanone ha riassunto con grande efficacia la vicenda del liberalismo italiano ed europeo, affermando che oramai in occidente si è affermata l’idea dell’eguaglianza delle opportunità per tutti i cittadini, essendo superata la concezione ideologica dell’egualitarismo economico. Non vi è dubbio, ha notato Zanone, che in base alla dottrina liberale vi è un rapporto profondo tra proprietà privata e libertà personale, poiché questi due fattori si condizionano l’uno con l’altro. Nel libro di Somaini, a proposito dei rapporti tra cittadino e Stato, vi è una analisi molto significativa sui sistemi fiscali, grazie alla quale il sistema fiscale proporzionale viene messo a confronto con quello progressivo, contemplato nella nostra carta costituzionale. Claudio Petruccioli, dirigente della sinistra ed ex presidente della Rai, ha sviluppato una riflessione, muovendo dai temi generali trattati nel libro da Somaini, sulla concezione liberale della società e sul carattere fondamentale che definisce l’essenza del liberalismo. Per Petruccioli il liberalismo comporta una serie di vincoli e prescrizioni che impediscono il mutamento dei rapporti sociali nella società. La pretesa del liberalismo di essere tradotto in un quadro normativo complessivo non ha trovato, storicamente, alcuna concreta attuazione. In particolare, con riflessioni molto profonde, Petruccioli si è soffermato ad analizzare il rapporto tra proprietà e libertà umana, che nel libro di Somaini occupa uno spazio notevole. Citando il pensiero di Locke, per Petruccioli il fatto che vi sia un rapporto così stretto e profondo tra la proprietà privata e la libertà personale dovrebbe indurre i liberali a rivedere la loro concezione dell’economia e della società. Infatti, se questo assunto filosofico dovesse essere vero, questo significherebbe, secondo il giudizio di Petruccioli, che chi è privo dei diritti di proprietà dovrebbe essere considerata una persona sprovvista della libertà personale. Su questo punto Petruccioli ha espresso il suo dissenso, sostenendo che è inammissibile che la libertà personale sia espressione della proprietà privata. Il professor Pierluigi Ciocca, studioso e intellettuale, ha analizzato nel suo intervento i temi che attraversano il libro di Somaini, chiedendosi come mai, visto che i principi del liberalismo sono ormai diffusi e condivisi da tutte le forze politiche e culturali, lo stesso liberalismo non abbia vinto e prevalso nella nostra società italiana e nel mondo. Per Pierluigi Ciocca è fondamentale, onde evitare equivoci e fraintendimenti concettuali e filosofici, tracciare una netta separazione tra il liberalismo storico, inteso come visione della società e dell’uomo, e il capitalismo moderno. In primo luogo occorre riconoscere che lo sviluppo delle forze produttive ha comportato un reale innalzamento dei redditi individuali sia in occidente che nei Paesi emergenti come la Cina e l’India. Per capire, in ogni caso i motivi in grado di spiegare perché il liberalismo non abbia vinto, per Pierluigi Ciocca è fondamentale tenere presente tre elementi: l’instabilità che caratterizza l’economia di mercato nel nostro tempo, l’iniquità che spesso è presente all’interno delle società umane in questo momento storico, e l’inquinamento che il processo economico e produttivo determina e comporta. Ciocca, con grande lucidità, muovendo dalla analisi comparata tra liberalismo classico e capitalismo finanziario, ha evocato le figure di due grandi economisti come Milton Friedman e John Maynard Keynes. Per Friedman, e la famosa scuola di Chicago, lo Stato deve essere rispettoso dell’autonomia individuale, evitando di compiere indebite ingerenze nella vita delle persone. Questa è una posizione sostenuta da quanti si riconoscono nei postulati del liberismo economico. Per Keynes l’intervento pubblico nella sfera economica è decisivo, nei casi in cui gli investimenti pubblici siano in grado di scongiurare il perpetuarsi delle crisi economiche. In fondo il presidente Barack Obama, dopo la crisi del 2008, ha seguito la politica economica elaborata da Keynes, scegliendo di investire con denaro pubblico evitando la catastrofe economica e l’abisso verso i quali il suo Paese sembrava destinato. Per Ciocca, anche se i principi di fondo del liberalismo sono oramai accettati e condivisi da tutti, lo stesso liberalismo non vince e non prevale nel confronto con altre forze culturali perché, ad esempio, nel nostro Paese permangono livelli di disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, che sono inaccettabili e inammissibili. L’autore Eugenio Somaini racconta e spiega la grande storia delle immortali idee liberali con esemplare rigore scientifico e filosofico. Somaini ha sostenuto che il rapporto tra proprietà e libertà personale è fondamentale. Infatti, in assenza della libertà economica, non vi sarebbero le altre libertà e il riconoscimento dei diritti civili che spettano ad ogni cittadino. Un libro notevole.

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Articolo pubblicato su “L’Opinione” – 10 ottobre 2013

di Giuseppe Talarico

09-somaini-iNella prestigiosa sede della fondazione dedicata alla figura di Luigi Einaudi, lunedì scorso è avvenuta a Roma la presentazione di un libro importante di Eugenio Somaini, economista e politologo, intitolato “Il Liberalismo preso sul serio, libertà, proprietà, uguaglianza”, edito dalla casa editrice Rubettino. Il libro è stato presentato da autorevoli esponenti del mondo della cultura e della politica italiana. Valerio Zanone, politico di formazione liberale, si è chiesto, all’inizio del suo dotto intervento, per quale motivo il liberalismo nel nostro Paese non abbia vinto la sfida e non sia riuscito a conquistare il consenso della masse popolari. Zanone, che ha con molta intelligenza riletto la vicenda dei liberali e del liberalismo tenendo presente la storia italiana, ha sostenuto che questo fatto storico lo si può comprendere valutando con senso critico il ruolo esercitato dalla borghesia nel nostro Paese. La borghesia italiana, durante l’Ottocento, era animata da una fede profonda nella filosofia del progresso. Credeva, in base alla lezione filosofica del grande pensatore liberale John Locke, autore dei “Due Trattati sul Governo”, che vi fosse un legame inscindibile tra il lavoro e la proprietà. La stessa borghesia piemontese dell’età giolittiana, oltre a possedere la vocazione per una vita consacrata al lavoro e alla promozione di attività economiche in grado di favorire lo sviluppo della comunità, era animata da virtù fondamentali quali il senso morale, il civismo, l’attenzione per il bene comune, il rispetto delle regole su cui si fonda la convivenza umana. Lo stesso Benedetto Croce, ha ricordato Zanone, era convinto che lo sviluppo della società avrebbe inevitabilmente condotto la piccola borghesia e il ceto medio a superare i propri interessi particolari in favori di quelli generali. Purtroppo, secondo l’interpretazione che ha dato Zanone, con l’evoluzione della società e l’avvento della modernizzazione, la borghesia italiana, sia quella dei grandi imprenditori sia quella dei ceti medi, ha smarrito le sue antiche e ancestrali virtù etiche e morali. È mancata nella nostra storia unitaria, nel corso degli ultimi 150 anni, una borghesia che fosse capace di incarnare l’interesse generale. È chiaro, e questa conclusione il lettore la potrà trarre da solo dopo avere letto il libro di Somaini. Zanone ha riassunto con grande efficacia la vicenda del liberalismo italiano ed europeo, affermando che oramai in occidente si è affermata l’idea dell’eguaglianza delle opportunità per tutti i cittadini, essendo superata la concezione ideologica dell’egualitarismo economico. Non vi è dubbio, ha notato Zanone, che in base alla dottrina liberale vi è un rapporto profondo tra proprietà privata e libertà personale, poiché questi due fattori si condizionano l’uno con l’altro. Nel libro di Somaini, a proposito dei rapporti tra cittadino e Stato, vi è una analisi molto significativa sui sistemi fiscali, grazie alla quale il sistema fiscale proporzionale viene messo a confronto con quello progressivo, contemplato nella nostra carta costituzionale. Claudio Petruccioli, dirigente della sinistra ed ex presidente della Rai, ha sviluppato una riflessione, muovendo dai temi generali trattati nel libro da Somaini, sulla concezione liberale della società e sul carattere fondamentale che definisce l’essenza del liberalismo. Per Petruccioli il liberalismo comporta una serie di vincoli e prescrizioni che impediscono il mutamento dei rapporti sociali nella società. La pretesa del liberalismo di essere tradotto in un quadro normativo complessivo non ha trovato, storicamente, alcuna concreta attuazione. In particolare, con riflessioni molto profonde, Petruccioli si è soffermato ad analizzare il rapporto tra proprietà e libertà umana, che nel libro di Somaini occupa uno spazio notevole. Citando il pensiero di Locke, per Petruccioli il fatto che vi sia un rapporto così stretto e profondo tra la proprietà privata e la libertà personale dovrebbe indurre i liberali a rivedere la loro concezione dell’economia e della società. Infatti, se questo assunto filosofico dovesse essere vero, questo significherebbe, secondo il giudizio di Petruccioli, che chi è privo dei diritti di proprietà dovrebbe essere considerata una persona sprovvista della libertà personale. Su questo punto Petruccioli ha espresso il suo dissenso, sostenendo che è inammissibile che la libertà personale sia espressione della proprietà privata. Il professor Pierluigi Ciocca, studioso e intellettuale, ha analizzato nel suo intervento i temi che attraversano il libro di Somaini, chiedendosi come mai, visto che i principi del liberalismo sono ormai diffusi e condivisi da tutte le forze politiche e culturali, lo stesso liberalismo non abbia vinto e prevalso nella nostra società italiana e nel mondo. Per Pierluigi Ciocca è fondamentale, onde evitare equivoci e fraintendimenti concettuali e filosofici, tracciare una netta separazione tra il liberalismo storico, inteso come visione della società e dell’uomo, e il capitalismo moderno. In primo luogo occorre riconoscere che lo sviluppo delle forze produttive ha comportato un reale innalzamento dei redditi individuali sia in occidente che nei Paesi emergenti come la Cina e l’India. Per capire, in ogni caso i motivi in grado di spiegare perché il liberalismo non abbia vinto, per Pierluigi Ciocca è fondamentale tenere presente tre elementi: l’instabilità che caratterizza l’economia di mercato nel nostro tempo, l’iniquità che spesso è presente all’interno delle società umane in questo momento storico, e l’inquinamento che il processo economico e produttivo determina e comporta. Ciocca, con grande lucidità, muovendo dalla analisi comparata tra liberalismo classico e capitalismo finanziario, ha evocato le figure di due grandi economisti come Milton Friedman e John Maynard Keynes. Per Friedman, e la famosa scuola di Chicago, lo Stato deve essere rispettoso dell’autonomia individuale, evitando di compiere indebite ingerenze nella vita delle persone. Questa è una posizione sostenuta da quanti si riconoscono nei postulati del liberismo economico. Per Keynes l’intervento pubblico nella sfera economica è decisivo, nei casi in cui gli investimenti pubblici siano in grado di scongiurare il perpetuarsi delle crisi economiche. In fondo il presidente Barack Obama, dopo la crisi del 2008, ha seguito la politica economica elaborata da Keynes, scegliendo di investire con denaro pubblico evitando la catastrofe economica e l’abisso verso i quali il suo Paese sembrava destinato. Per Ciocca, anche se i principi di fondo del liberalismo sono oramai accettati e condivisi da tutti, lo stesso liberalismo non vince e non prevale nel confronto con altre forze culturali perché, ad esempio, nel nostro Paese permangono livelli di disuguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza, che sono inaccettabili e inammissibili. L’autore Eugenio Somaini racconta e spiega la grande storia delle immortali idee liberali con esemplare rigore scientifico e filosofico. Somaini ha sostenuto che il rapporto tra proprietà e libertà personale è fondamentale. Infatti, in assenza della libertà economica, non vi sarebbero le altre libertà e il riconoscimento dei diritti civili che spettano ad ogni cittadino. Un libro notevole.

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