Il capitalismo? Un’invenzione dei cistercensi

Il capitalismo? Un’invenzione dei cistercensi

La recensione di oggi è dedicata a un grande cattolico liberale, Michael Nowak. Scomparso da pochi mesi. Forse l’intellettuale cattolico che più ha combattuto con le armi della ragione il fenomeno socialista, quando questo sembrava inarrestabile.

Ci ha spiegato prima di molti come la cristianità abbia creato il capitalismo.

Il luogo comune e soprattutto la straordinaria forza di Max Weber – col suo libro L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1905 – ha universalmente stabilito che l’origine del capitalismo sia da ricercare nelle città protestanti, nel calvinismo e così via.

In un bello scritto che potete trovare in un sito dell’Istituto Acton (https://acton.org/pub/religion-liberty/volume-10-number-3/how-christianity-created-capitalism) Novak cerca di smontare questa tesi. E lo fa ricordando molti storici che raccontano una storia dell’Alto medioevo molto diversa da come ci è stata restituita.

Lo storico Randall Collins – scrive Novak – sostiene che «furono le chiese, le parrocchie più di qualsiasi altro ente a porre in essere quelle che Weber definì come precondizione per la nascita del capitalismo: il rispetto della legge e una burocrazia che risolva in modo tradizionale le controversie; una forza lavoro specializzata e mobile; la forza nel tempo delle istituzioni che sola permette un orizzonte temporale agli investimenti insieme all’accumulazione del capitale; il gusto per la scoperta, l’impresa, la creazione di ricchezza e per le nuove sfide».

Tutto ciò sostiene Novak, sulla scorta degli studi degli storici, si sarebbe espresso grazie alle articolazioni medievali della Chiesa.

Novak individua nei monasteri dei cistercensi i primi esperimenti di organizzazione autonoma e moderna del lavoro e dei mezzi necessari per produrre ricchezza, di azienda insomma.

E persino al celibato religioso viene assegnato una sorta di influenza sulla nascita del capitalismo.

Scrive Novak: «La nuova e diffusa enfasi sul celibato ha portato alla chiara e netta separazione tra l’ufficio e il personale e nella Chiesa ha rotto i tradizionali legami tra famiglia e proprietà che sono stati sublimati dal sistema feudale e dalla sua caratteristica di incroci familiari per motivi di affari. Il celibato ha inoltre fornito all’Europa una classe di persone straordinariamente preparata, motivata, colta, specializzata e decisamente mobile per l’epoca».

Insomma Novak in un breve articolo, scritto esattamente sette anni fa, ci ricorda come la nostra tradizione cristiana, ben prima di quella protestante, abbia posto le precondizioni per lo sviluppo del capitalismo, che nacque sostanzialmente dopo 700 anni in Inghilterra, grazie a scoperte e innovazioni tecnologiche che poterono svilupparsi anche grazie al lavoro fatto dalla Chiesa in quelli che vengono comunemente definiti, secoli bui.

Nicola Porro, Il Giornale 25 giugno 2017

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