«Flessibilità e pensioni: è ora di pensare ai giovani e alle future generazioni»

«Flessibilità e pensioni: è ora di pensare ai giovani e alle future generazioni»

«Cos’è la flessibilità? Non sono soldi che arrivano dall’Europa, ma solo più tempo che l’Europa ci concede per rispettare alcune regole che abbiamo discusso e concordato con l’impegno di applicarle. Occhio però: sono soldi nostri che un giorno i nostri figli dovranno rimborsare.» Così l’economista Veronica De Romanis si è espressa su uno dei temi del momento nel corso della trasmissione Omnibus del 30 settembre 2016.

Altra questione calda è l’austerità: «Negli ultimi anni l’austerità non c’è stata. Come confermano i dati, la spesa pubblica è aumentata di circa 860 milioni nel 2015, mentre si è ridotta di appena 360 milioni nel 2016. Se l’Italia non cresce, dunque, non è per l’austerità, ma perché si è preferito fare interventi a pioggia piuttosto che interventi shock. Uno di questi avrebbe potuto riguardare il cuneo fiscale: il nostro è uno dei più alti del mondo (attorno al 47 %, mentre la media dei Paesi sviluppati è del 36%). La mancata efficacia di questi interventi del governo è confermata da una nota integrativa di qualche giorno fa, nella quale si rende noto che, nel 2015, la produttività è scesa dello 0,1%.»

Capitolo pensioni. «Lo stesso ministro Padoan – ha spiegato l’economista – ha dichiarato che le risorse sono scarse. Come distribuire, allora, le fette di una piccola torta? Un suggerimento viene dai numeri: la percentuale di poveri tra i 18-34 anni è attorno al 18%; quella tra gli over 65 anni è intorno al 4%. Quattro volte meno! Il dato indica che bisognerebbe intervenire sui giovani. Del resto, se diamo un’occhiata alla composizione della spesa per il welfare, vediamo che i 2/3 vanno alle pensioni, mentre appena l’8% – contro una media europea del 13% –per le politiche di sostegno alle famiglie, abitazioni ecc.»

«Un altro dato che invita a puntare sui giovani è il tasso d’occupazione», ha concluso la De Romanis. «Il tasso di ‘occupazione giovanile italiano è inferiore di 10 punti rispetto alla media dell’area euro, mentre quello degli over 60 è superiore di 10 punti. Ciò dimostra che, se vogliamo crescere (e ridurre il debito), abbiamo bisogno di più gente che lavori e non di più gente che vada in pensione Ne parlano pochi, ma dagli ultimi dati dell’Istat che analizzano il periodo luglio 2015-luglio 2016, il nostro tasso di disoccupazione ha raggiunto il 39% e continua a crescere. Quello degli altri Paesi della zona euro è al 22% ed è in diminuzione.»

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