I due governi paralleli sotto Conte

I due governi paralleli sotto Conte

Non è proprio vero che gli italiani sarebbero un popolo anarchico. Amano talmente il governo da averne due a prezzo di uno. Quello guidato da Conte è infatti uno strano animale, assente nei manuali di zoologia politica, perché si muove come due esecutivi paralleli, ognuno con un proprio programma, su cui l’altro alleato sembra non voler questionare.

C’è il governo giallo, dei 5 stelle, con la sua spiccata attenzione al sociale e al coté redistributivo, più che a quello produttivo: il cosiddetto decreto dignità è tutto suo, e nulla v’è della Lega. Abbiamo poi il governo verde o blu, se vogliamo adottare il nuovo colore della Lega, per il momento concentrata sulla gestione della immigrazione e più in generale sulla sicurezza: sue sono tutte le decisioni che, nel giro di poche settimane, hanno rovesciato la politica dell’immigrazione dei governi precedenti (anche se tra Minniti e Salvini sono più le continuità di quanto entrambi, per ovvie ragioni, non possano confessare).

I due governi paralleli, quello giallo e quello blu, tendono a non interferire l’uno con l’altro. O meglio, se lo fanno, si limitano alle schermaglie verbali, rispettando un gioco delle parti privo di effetti concreti. Qualche esempio? Il presidente della Camera, Fico, dichiara che bisogna tenere aperti i porti mentre Salvini (ma anche Toninelli e Di Maio) li tengono chiusi.

Grillo considera il timore della Xylella una «bufala» e il ministro competente, il leghista Centinaio, lo contraddice. Salvini attacca il presidente dell’Inps Boeri, mentre Di Maio si augura di lavorare bene con lui. Tanto che ormai è invalso dire di un tal o talaltro ministro che parla a titolo personale, come se esprimesse un giudizio di gusto. Il premier dovrebbe fungere da mediatore, ma evita perché non solo è molto difficile mediare, in questa fase è inutile e forse controproducente, visto che i due governi procedono paralleli. Quasi mai abbiamo visto una specie del genere.

Qualcuno ha parlato di convergenze parallele, una frase attribuita a Aldo Moro ma probabilmente apocrifa. È vero però, che nella pletora di governi di coalizione del nostro paese, l’unica analogia che ci viene in mente è proprio con quelli di centro-sinistra guidati da Moro dal 1963 al 1968. Lì democristiani e socialisti erano divisi su tutto, e per certi versi anche allora si trattava di un esecutivo a due teste (quella socialista era di Nenni).

Il risultato però fu l’immobilismo del governo e la palla buttata sul parlamento per dirimere le tantissime questioni su cui Dc e Psi discordavano. Non proprio un esempio da seguire. Qualcun altro ha parlato di governo Giano. Ma in realtà la divinità romana ha una testa unica, sono solo i volti ad essere due. Se vogliamo restare nella mitologia, dobbiamo immergerci in quella greca: e troviamo il mostro a due teste, il cane Otro, figlio di Tifone, fratello di Cerbero, Chimera e Idra, le cui due teste non sempre decidono la stessa cosa.

Può durare un governo Otro? In tempi normali una tale cacofonia di dichiarazioni sarebbe il proemio ad una crisi di governo o almeno ad una paralisi. Ma i tempi sono tutt’altro che consueti, perciò i due esecutivi possano continuare a procedere paralleli, senza che per il momento scoppino drammi particolari.

Quanto potrà continuare? Non lo sappiamo. È certo però che a un dato momento le due teste dovranno incontrarsi o scontrarsi. Una ha infatti impresso in fronte «reddito di cittadinanza», l’altra «flat tax». Le due riforme sono difficilmente compatibili, se non altro per le risorse scarse.

Quando si tratterà di scegliere, se non con questa finanziaria, sicuramente con la prossima, quando si dovrà decidere se concedere maggiormente all’elettorato interclassista meridionale dei 5 stelle oppure a quello più connotato socialmente della Lega (operai del nord, piccoli medi imprenditori), a questo punto bisognerà che le teste diventino una. E 5 stelle e Lega dovranno prendere una direzione invece che l’altra. Altrimenti le due teste cominceranno a divorarsi a vicenda: oppure arriverà Ercole che, come nel racconto mitologico, uccide Otro a colpi di clava.

Marco Gervasoni, “Il Messaggero” 6 luglio 2018

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